Archivio mensile:Settembre 2019

Fiorira’ l’aspidistra (Keep the aspidistra flying)

Di Roberto Fioroni

E’ un romanzo, in parte autobiografico, di George Orwell, terminato nel 1936, è ambientato nella Londra degli anni ’30. Il protagonista è Gordon Comstock, un trentenne di buona cultura che si professa poeta, proveniente da una famiglia borghese,

prologo libro

mandato a scuola con profondi sacrifici della mamma e della sorella, nella speranza che si elevasse di classe sociale e che trovasse un buon posto, un uomo del ceto medio è costretto a tirare avanti per anni di seguito con un tenore di vita che perfino un operaio a giornata disprezzerebbe”. Gordon si rende conto che il culto del denaro è stato elevato a religione; legge la storia di un falegname affamato che impegna tutto ma non si stacca dalla sua aspidistra “ Fiore d’Inghilterra, dovrebbe essere sul nostro stemma, invece del leone e dell’unicorno. Non scoppieranno rivoluzioni in Inghilterra finchè ci saranno aspidistre alle finestre. L’aspidistra è l’emblema dell’opaca rispettabilità e del conformismo.” ( aggiungerei come il telefonino o l’auto nella nostra epoca ) . Gordon capisce quale è il male di tutta la classe piccolo borghese: non è semplicemente la mancanza di denaro, piuttosto che , “ pur non avendo quattrini, continuano ancora a vivere mentalmente nel mondo dei soldi, quel mondo in cui il denaro è virtù e la povertà è un delitto.” Meglio regnare all’inferno che servire in cielo. Gordon dichiara una guerra personale ai quattrini ma non gli impedisce di essere maledettamente egoista verso chi gli vuole bene, soprattutto la sorella Julia che lo aiuta con grandi sacrifici. Gordon lavora in uffici pubblicitari, “ la cosa interessante della New Albion consisteva nel fatto che era una ditta di spirito così moderno. Non c’era nessuno tra i suoi dipendenti che non si rendesse perfettamente conto di come la pubblicità sia la truffa più sudicia che il capitalismo abbia mai perpetrato… La maggioranza dei dipendenti appartenevano al tipo americanizzato, aggressivo, dei duri, quel tipo per il quale nulla al mondo è sacro, eccetto il denaro. Mettevano in pratica il loro cinico codice morale. Il pubblico è fatto di porci; la pubblicità ( e/o la politica? ) è il rumore che fa il mestolo rimescolando il pastone nel truogolo. … Gordon li studiava discretamente. Egli disprezzava e respingeva la morale del denaro.” Sarebbe riuscito a tagliare la corda… si trovava nel mondo del denaro, ma non ne faceva parte; lui non è il tipo che Fa Bene , per lui la vita d’ufficio è insignificante. Dopo i primi anni abbandona bruscamente il lavoro d’ufficio, se ne va senza nessun motivo. “ Voleva bruciarsi le navi alle spalle” ( un Chris Mc Candless degli anni 30 ) , vivere senza puzzo di denaro, vivere nel tentativo di respingere asceticamente la schiavitù del denaro. Gordon attua un volontario declassamento che lo porta a scendere i gradini della scala sociale e a vivere in condizioni di povertà, estrema, e squallore sempre maggiori. Anche i rapporti con le persone di riferimento della sua vita, la fidanzata Rosemary, la sorella Julia, l’amico Philip Ravelson, si degradano e si spappolano. Comstock vuole precipitare nel fango, vuole sottrarsi alla “ dignità e decoro borghesi” , gli piace pensare alla gente perduta, la gente del sottosuolo, i vagabondi, i mendicanti e le prostitute…Non vuole far parte del sistema, di chi Fa Bene. ( come P. K. Dick, mi considero un visionario tra i ciarlatani, e allora mi viene in mente il dialogo tra Amleto e i suoi falsi amici Rosencratz e Guildenstern nel secondo atto dello Hamlet shakespeariano, Amleto dice che la Danimarca è una galera, Rosencratz risponde che Allora lo è tutto il mondo, e Amleto replica che Certo, una gran bella galera con tante celle e bracci e segrete. E la Danimarca è una delle peggiori. O forse dovremmo reagire come fece Salvador Dalì, il cui anagramma è Avida Dollars, che tenne a Londra una conferenza con uno scafandro da palombaro? P. K. Dick dice che c’è una rovinosa entropia, tutto si sarebbe fuso e avrebbe perso individualità, sarebbe diventato identico a ogni altra cosa, un mero pasticcio di Palta …) “ Nessun uomo ricco riesce mai a camuffarsi da povero, perché il denaro, come il delitto, prima o poi salta fuori” l’amico Ravelston è il redattore di “Anticristo” , un mensile piuttosto intellettualistico, socialista in un suo modo violento ma vago; in generale, dava l’impressione di essere diretto da un ardente nonconformista che avesse trasferito il suo giuramento di obbedienza da Dio a Marx ( Marx, a proposito delle rivoluzioni borghesi che hanno distrutto i valori del mondo antico, dirà che tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria ) e così facendo si fosse impelagato con una banda di poeti paroliberi, o parolieri. Ravelston è un intellettuale dell’alta borghesia aderente al marxismo, anche se si vergognava non era capace di tirare avanti senza la sua cospicua rendita di 800 sterline all’anno, secondo lui il minimo per campare, più di venti volte lo stipendio di Comstock. Inoltre “nutriva l’ingenua fiducia che entro breve tempo il socialismo avrebbe messo a posto ogni cosa. Il capitalismo era un fenomeno temporaneo che era nella sua ultima fase.” L’amico Ravelston rimaneva spesso imbarazzato ma non prendeva mai una posizione netta. Gordon sapeva benissimo che i contatti con i ricchi, come le gite in alta montagna, devono essere sempre brevi. Ravelston e Rosemary avrebbero volentieri aiutato finanziariamente Gordon ma lui non ne voleva sapere, rispondeva: “ Ho dichiarato guerra al denaro e devo stare alle regole del giuoco; la prima regola è di non accettare la carità, la carità uccide l’amicizia. Il cupo spleen di Orwell è rischiarato solo dal grande e incondizionato amore di Rosemary, lei che pensava a se stessa come una ragazzina e così la percepivano tutti gli altri, adorava Gordon e non si vergognava mai di dirgli quello che pensava; lei non diceva mai “ Gordon ha ragione in teoria “, era convinta che un buon posto di lavoro non si rifiuta mai però accettava la sua caparbia ricerca di povertà. Insisteva col suo tipico furore femminile, la sua pazienza e la sua costanza da donna, ma lo amava, sempre ( Le donne, come dice Andreoli, vivono di più, vivono più intensamente, e se lo meritano ) . Ma Gordon vuole scendere sempre più nel fango, nella palta di Dick, vive in un posto che è quasi uno slum, fa un lavoro da fallito all’estremo, un lavoro senza luce, senza via d’uscita, senza possibilità di riscatto. “ Ha solo il desiderio di sottrarsi ad ogni sforzo, a ogni decoro, di affondare, sprofondare nel fango. Non era solo dal denaro ch’egli si ritraeva ormai, ma dalla vita stessa.

disegno Roberto Fioroni

Quando ormai sembra tutto perduto, anche l’amore di Rosemary e l’amicizia con Ravelston, accade che Rosemary gli dice di essere incinta, ma non ha nessuna intenzione di legarlo con un matrimonio riparatore non voluto, al limite preferisce farsi macellare con un aborto. Gordon deve scegliere tra due possibilità, rifiuta senza esitazioni la possibilità di un aborto clandestino e decide di diventare un “ “uomo rispettabile” e di assumersi le responsabilità che aveva sempre scansato, bollandole come scelte di ordinario conformismo. Si rende conto che la sua scelta non è dovuta a Rosemary e al bambino, che sono comunque la ovvia causa e l’elemento di decantazione; alla fine Gordon non manca di vitalità e la squattrinata esistenza a cui si era condannato lo aveva spietatamente gettato fuori dalla corrente della vita. Decide di tornare a fare il pubblicista, tanto era un poeta e quello sapeva fare, scriverà le frasi dei cartelli pubblicitari che prima aveva sempre odiato. Capisce che “ la nostra civiltà è fondata sull’avidità e la paura, ma nelle vite della gentarella comune, avidità e paura sono misteriosamente tramutate in qualcosa di più nobile.” Quei piccoli borghesi là, dietro le loro tendine ricamate, coi loro figli, i loro mobili dozzinali e le loro aspidistre, essi vivevano secondo il codice del denaro, senza dubbio, e riuscivano ciò nonostante a conservare la loro dignità. Avevano le loro norme, i loro inviolabili punti d’onore. Si mantenevano rispettabili: facevano garrire le loro aspidistre, come bandiere. E poi erano vivi . Erano avvolti nell’involto della vita. Generavano figli, cosa che i santi e i salvatori di anime non hanno mai avuto il modo di fare. Le ultime tre parole del libro sono il pensiero di Gordon: “ Vicisti, o Aspidistra! “ Vince l’aspidistra, vince il sistema fondato sul denaro, ma resta la dignità dell’uomo e la sua difesa della famiglia, e le donne sono le vere eroine del romanzo, l’unica vera luce nel cupo, malinconico spleen, così realisticamente tracciato da Orwell; è la solita faccenda del dito e la luna, il problema non è il denaro ma l’uomo

Ai margini

Di Fernando Giannini.

Oggi una giornata di campagna. Mi sono dedicato ai marginali. Sono questi degli alberi un po’ speciali. Racchiudono in se’ l ‘assenza di una volontà  umana, nessuno li ha voluti, ma anche la forza di resistere al peggio, che in campagna vuol dire siccità, gelate  e malattie; ma oltre questo portano nel loro essere la vita che avviene nel terreno limitrofo, di cui risentono costantemente. Se il vicino ara molto e tu invece no, la tua pianta andrà con le radici e i rami verso quella direzione. E regalerà i suoi frutti di la dal muretto di pietre. Lo stesso vale per l acqua.                 

C é in questi alberi una stanca assenza che poi è proprio ciò  che li rende affascinanti ed in alcuni casi struggenti. Questo dipenderà anche dal tipo di albero. Quelli eleganti, ieratici armoniosi nella fronda, si vestiranno poco di quella marginalità. Quelli che rendono più il senso di essa sono i poveri mandorli o i perastri o le ficare o i melograni o i sorbi o le giuggiole. Ti dicono di abbandonarti alla vita ma di resistere, ti insegnano ad adattarti ma anche ad assorbire da ciò  che ti è  vicino. E proprio in questo abbandonarsi vivo, in questa passività  mediocre e senza pretese di aiuto, ti donano attraverso il frutto la loro dolcezza rustica.                         Sono come dei barboni o dei vecchi dimenticati da tutti che ti offrono inaspettatamente un viatico per esistere fatto di poche frasi e di sguardi fissi sull orizzonte.

Evoluzione gradualista.

Di Fernando Giannini

La lezione  di Albert Camus nel suo “L’uomo in rivolta” (ed Einaudi) ha il merito di essere stata prima ed illuminante.
Camus ebbe la capacità ma anche il coraggio, in anni in cui non essere rivoluzionari ed essere di sinistra appariva un controsenso, di affrontare la questione.
Da buon filosofo affrontò la materia alla radice, individuando quale fosse il nesso fra le rivoluzioni e gli autoritarismi, nesso che la storia dalla rivoluzione francese in sù aveva documentato.
Le rivoluzioni avrebbero avuto insita la logica del potere, con conseguenti sbocchi sociali di tipo autoritario o coercitivo.
Con Bakunin, che più che rivoluzionario era un rivoltoso, le cose cambiarono perchè alla base non c ‘era più la conquista del potere ma la distruzione dello stesso. E la conseguenza di ciò era la frammentazione dello stesso.
L’autogestione delle fabbriche o delle comunità rurali (in queste ultime l’autogestione era patrimonio millenario) era una conseguenza di questa linea di pensiero volta al rifiuto di qualsiasi potere centralizzante.
L’aggiunta di Camus a questo discorso è quella di riconoscere il valore della rivolta, che anche sembrando disordinata, non programmata, spontanea, emotiva è immune dalla vocazione concentrazionaria del potere.
In una società complessa come l’odierna la rivolta rimane una naturale espressione di stati d’animo individuali o collettivi. E sarà sempre chiaro dove sta il potere e che mezzi usa per sedare. In questo senso c’è chiarezza e coerenza.
Il valore della testimonianza, che è un concetto fattosi forte con il cristianesimo delle origini, non è materia da trattare con sufficienza.
E’ quello che rimane del proprio essere e delle proprie azioni, al di là delle vittorie conseguite.


Paul Goodman, sostenitore dell’Anarchismo gradualista.

E’ la mattonata che permette di camminare a chi seguirà.
Chiaramente tutto questo ha una logica controrivoluzionaria. E per me quest’ultima è una bella parola…
Il gradualismo può rappresentare la pratica politica di elezione.Il concetto è semplice: in una società complessa e variegata, con un potere sempre più concentrazionario e capace di controllare anche il tuo respiro può essere più proficuo lavorare ai fianchi il sistema puntando ad inserire elementi di libertarismo dovunque sia possibile.
L’innesto di forme di autogestione, la critica radicale al potere con la consapevolezza che esso rappresenta il tuo primo avversario, la testimonianza di modelli altri di vivere lavorare stare insieme etc, la partecipazione attiva attraverso la formazione di piccoli gruppi che attraverso la disomogenità arricchiscano il modello asfittico dominante. Essere in tanti e diversi è l’eredità dei nostri anni settanta, quando avevano diritto di esistere politicamente anche i singoli, vi ricordate i “cani sciolti”?
Mbeh.. ditemi quel che volete ma per me tutto questo e altro ancora è il gradualismo

Risposta di Massimo 12 settembre

Riporto dal blog Finimondo questo racconto che devi leggere e poi passo alla conclusione:

Lo ammetto, anch’io sono rimasto folgorato dalla ragazzina svedese con le trecce. Me ne sono innamorato quasi all’istante. La sua indipendenza nei confronti degli adulti, il suo coraggio nell’affrontare le forze dell’ordine, la sua sfida alle convenzioni sociali, la sua sfrenata voglia di vivere in un mondo favoloso che sia tutt’altro da quello cui purtroppo siamo tutti abituati, il suo amore per la natura… incantevole, davvero. Ecco perché trovo deprimente che la dolce e sorridente Pippi Calzelunghe sia stata oggi dimenticata a favore della pedante e corrucciata Greta Thunberg.
Pippi sapeva sparare con la pistola, Greta sa parlare ai vertici politici. Pippi aveva una tale forza da sollevare un cavallo, Greta ha appoggi tali da interessare i mass media internazionali. Pippi era figlia di un oscuro marinaio, Greta è figlia di celebri artisti. Pippi aveva al suo fianco il cavallo Zietto e la scimmietta signor Nilsson, Greta ha al suo fianco il pubblicitario Ingmar Rentzhog e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. Pippi era in possesso di un tesoro pirata con cui soddisfare i suoi bisogni vitali, Greta è posseduta dalle start-up tecnologiche che devono soddisfare le proprie esigenze mercantili. Pippi ha incoraggiato generazioni di bambini a credere in se stessi e nei propri sogni più folli (vivere in libertà), Greta incoraggia le classi dirigenti a correggere se stesse per realizzare la propria ambizione più banale (salvare il capitalismo). Con il suo universo fiabesco Pippi la ribelle (ci) metteva al riparo dalla legge e dall’ordine, con il suo universo real-politik Greta l’attivista (li) mette al riparo dalla rivolta e dal disordine. Che abissale differenza!
Oggi in tutto il mondo si sono tenute manifestazioni di protesta contro il cambiamento climatico. È il venerdì per il futuro, l’idea ispirata da Greta (o da chi per lei) di uno sciopero globale a favore del clima. Ma qual è la causa principale del cambiamento climatico? L’attività industriale destinata alla produzione di merci e servizi. E chi compie, sostiene e finanzia questa attività? Piccole e grandi imprese, con il sostegno diretto dello Stato. È questa la ragione per cui tutti questi attivisti ambientalisti chiedono a burocrati e funzionari di promuovere leggi ed iniziative in grado di permettere lo sviluppo di un capitalismo verde e sostenibile? Perché, essendo loro i responsabili del cambiamento climatico in corso, spetta a loro risolvere i danni che stanno causando? Non è una richiesta più che logica, è una pretesa del tutto idiota. Chiedere allo Stato ed alla grande industria di abbassare drasticamente le emissioni di anidride carbonica è come chiedere ad uno squalo di ridurre drasticamente la sua ricerca di cibo. Lo squalo affamato di carne continuerà a fare strage di esseri viventi, così come il capitalismo affamato di profitto continuerà a saccheggiare risorse naturali. La soluzione non può arrivare da chi costituisce il problema.
Marciare in difesa del clima per chiedere alla classe dirigente una politica più ecologica non è che un’ottima ginnastica dell’obbedienza. Si muovono le gambe per affidarsi ai parlamentari, si agitano le braccia per dipendere dai ministri, si scrollano le teste per chinarle davanti ai governanti. Ci si mette in movimento, ma solo per prendere (e farsi prendere da un) partito. Mens servile in corpore sano. Ecco perché la pacifica e compita Greta è tanto apprezzata dai politici meno beceri e reazionari.
Io no, non la reggo. No, dico, volete mettere con l’altra ragazzina svedese, quella coi capelli rossi, quella che si veste in maniera trasandata, se ne frega di avere le lentiggini, porta scarpe di una misura cinque volte superiore alla sua e si eccita «all’idea di vedere l’isola Cip-cip; starsene distesi a riva e immergere gli alluci nel vero e proprio Mare del Sud, mentre basta sbadigliare perché una banana matura vi cada dritta in bocca»?

Dopo aver letto questo breve racconto mi rendo conto di quanto le “strategie” anarchiche
abbiano il fiato corto, non tenendo il filo del tempo,ma rivolgendosi ad un periodo, quello
ottocentesco,in cui ferveva un dibattito tra liberalismo, il cui paradigma era la liberta’
individuale, e il socialismo, con il suo paradigma di uguaglianza. L’Anarchismo aveva un
funzione quasi demiurgica, sincretica, perche’ superava le posizioni liberali e socialiste in
favore di una inscindibilita’ tra liberta’ e uguaglianza, facendo sintesi, come si dice oggi, di
due tendenze contrapposte nella pratica politica.
. Di qui, appunto, la natura sincretica dell’ideologia anarchica: appena si fa riferimento ad un valore, ad un concetto, immediatamente questo richiama tutti gli altri, e tutti non reggono, da un punto di vista anarchico, se non pensando l’uno in riferimento all’altro. Ecco perché l’anarchismo è un’ideologia carica di ‘esagerazioni’ . Tutto è esagerato, nell’anarchismo, perché tutto è necessitante: ogni valore è assunto infatti nella sua integralità effettiva e nella sua radicalità ontologica . La libertà, l’uguaglianza, la diversità, la solidarietà, i valori fondanti dell’ideologia, sono portate alla loro verità ultima” (21).(G.Berti)

Fallite le rivoluzioni, che hanno in se’ i germi di un nuovo dispotismo,come hai ben detto,
Anche il Gradualismo di impronta Goodmaniana non puo’ incidere nel corpo del Potere,
risultando quel “proficuo lavorare ai fianchi” da te auspicato una mera speranza vanificata,
scusami la metafora, dalla mancanza di questi fianchi del Potere,oramai virtualizzati in un
ologramma fatto di clik anonimi di una tastiera che sposta miliardi di euro da un capo all’altro
del mondo, senza confini e senza immaginare conseguenze.
Cosa rimane, se qualcosa rimane? Rimane la vitalita’ di Pippi, la sua allegria,il suo coraggio,
la sua gioia di vivere, che nessuno potra’ toglierle. Lei balla sulla tolda del Titanic, ma almeno
si sta divertendo.

Risposta di Fernando 13 settembre.

La risposta credo che sia: il cambiamento vero é sempre frutto di un lavoro lungo e paziente. In politica come in tutte le cose agire frettolosamente fa essere sbrigativi. Da l impressione di aver risolto per poi trovarsi peggio di prima. Quella critica radicale che massimo fa al sistema spesso conduce ad una passività sconfortata. Diceva massimo nell ultima riunione che il gradualismo non puo’ lavorare ai fianchi il sistema imperante perché l attuale capitalismo i fianchi non ce l ha. I fianchi ci sono sempre. Semmai manca la testa in questo sistema decerebrato che vertiginosamente si affretta a liquefare il pianeta. Dai ghiacciai in giu’.

Risposta di Leo Giovanni 13 settembre

Sono contentissimo che vi siete riattivati. Non condivido quello che dice massimo di greta. É una posizione teorica che rischia di andar via come il vapor acqueo. Son sicuro che massimo non sarà coerente con quello che scrive 24 H . Sarebbe depressivo . Incompatibile con la vita. Greta ci permette di toccare sentire e sperare. E di dare risposte. Ricordo un esperienza personale qui in puglia. A due passi dal paese nell 80 si era deciso di fare una centrale nucleare. La stessa il cui scheletro ancora si puo vedere a montalto di castro paesino di gente tranquilla semplice accogliente e credulona. Invece nei paesi del mio circondario bloccarono con i trattori all alba la superstrada un sindaco ed altri finirono in carcere per resistenza e si andò sul tg nazionale. I tecnici dell enel che venivano da Roma furono minacciati. Insomma si riuscì a ostacolare. Intanto a Montalto la si costruiva. Poi arrivò Cernobyl e non se ne fece più nulla con il refetendum. Oggi da noi c è una bella riserva naturale dello stato (torre guaceto ) in quel posto. A montalto c è uno scheletro orribile che vi invito a visitare e che ha rovinato tutto quel tratto di mare. A quei tempi c erano i cosiddetti sistemisti come fa massimo. Critica totale al sistema e passività inevitabile. Noi coglionozzi credevamo che si poteva fare qlcs e ci siamo riusciti ciao giovanni leo

Risposta di Carmela 14 settembre.

Guarda massimo chiucchiu: Se tu vivessi in sicilia potrei capirlo. Ma dove sei tu no. I siciliani sono maestri di critica totale al sistema e conseguente rifiuto. E infatti si lasciano andare ad un inerzia che si salva solo con il fatalismo. Chi vuol fare qui trova davanti un muro di gomma. Se organizzi dei gruppi su alcune tematiche c è una indifferenza quasi generale. L associazionismo é scarsissimo. Poi scopri che non vengono agli incontri perche sono stanchi, anche se nullafacenti. O preferiscono il dopocena davanti alla TV perche hanno l abitudine di mangiare troppo. Ma sono sempre pronti a rifiutare qualsiasi sistema. Inquesto humus la mafia ha avuto gioco facile. Spero che da voi sia diverso. Anche se mi dicono che siete ormai colonizzati in umbria dalla ndrangheta. Spero che ci sia gente solerte incazzata militante e con tanta voglia di incontrarsi. Saluti palermitani

Risposta di Fernando 14 settembre

democrazia:

«Il senso del voto democratico non è quello di fotografare la gamma delle opinioni quali si manifestano allo stato brado, bensì di riflettere il risultato di un processo pubblico di formazione dell’ opinione. Il voto espresso nella cabina elettorale acquista il peso istituzionale di una compartecipazione democratica solo in relazione ad opinioni articolate pubblicamente, formatesi attraverso la comunicazione e lo scambio di informazioni, motivazioni e posizioni pertinenti ai singoli temi». Habermas 2012

Quindi la democrazia diventa un atto formativo della singola persona. Attraverso il confronto la polemica lo scontro democratico per habermas il cittadino cambia, si trasforma in altro da prima.

Risposta di Roberto 20 settembre

sono felice che ci siamo riattivati è un importante momento formativo di cambiamento .continuiamo cosi

Risposta di Massimo 22 settembre

E’ ingeneroso, come constato dalle risposte riguardo alla mia presa di posizione nei
confronti di Greta Thunberg, definirmi disfattista e velleitario rispetto al rampante
cambiamento incarnato da questa paffutella scandinava, che attira, per naturale
empatia, le simpatie di tutto il mondo.Cercando di evitare le trappole semantiche
e certe naturali propensioni al cinismo, come il fatto che lei e i giovani del movimento
Friday for future possano essere manipolati da lobby ecologiste interessate a tutt’altro,
rimarcavo semplicemente il fatto che Greta si sta rivolgendo, nelle sue invettive, a quei
gruppi di potere mondiale come capi di stato, Onu, potentati economici, che oltre la
carezzina sulla testolina e qualche complimento di circostanza, non hanno alcun interesse
a recepire alcunche’ delle sue pur intelligenti prese di posizione.
Perche’?
Uno squalo per vivere ha bisogno di muoversi in continuazione, altrimenti annegherebbe.
La societa’ globalizzata e neoliberista ha bisogno di crescere per sopravvivere.
Niente crescita,niente sopravvivenza. Ma,mentre lo squalo, nell’equilibrio della Natura,
svolge un ruolo di spazzino, utile alla sua ed alle altre specie, la societa’ globalizzata e’ in
completo disequilibrio rispetto all’ambiente, seccandone tutte le risorse come un cancro
che aggredisce un malato.E non possiamo aspettarci alcuna soluzione dalla sua stupida
ancella, la tecnologia, che non e’ altro che la scienza che inventa “cose che funzionano”,
non avendo in se’ neanche l’anarchia della ricerca pura fine a se stessa.
Se dovessi dare un consiglio a Greta, in merito al riscaldamento globale e all’inquinamento del nostro pianeta, e’ quello di divulgare e fare da volano ad una forte presa di coscienza
su questi temi, accompagnato dall’esempio di una vita frugale francescana, con limitato
uso dei vari gadget elettronici, con tendenza all’impatto zero rispetto al consumo di fonti
energetiche tout court. Anche le cosidette energie rinnovabili, tanto amate dai pasdaran
ecologisti, hanno un forte impatto sul pianeta. Qualcuno ha visitato gli alvei dei fiumi
imbrigliati da dighe,condotte,prese d’acqua che convogliano verso le centrali idroelettriche?
C’e’ una perniciosa tendenza anche dai difensori della Natura a credere che la tecnologia
possa risolvere i problemi da lei creati. Ma la tecnologia e’ schiava dell’economia, non
esiste fuori da essa, e questo e’ il dramma dell’uomo.
Anche il tema di combattere per non fare costruire le centrali, come a Torre Guaceto,
mi lascia perplesso, a mio avviso si tratta di una guerra tra poveri, quello che ipocritamente
non si e’ costruito la’, magari si e’ fatto in altro luogo d’Italia. Onore alla furbizia e al levantinismo delle terre pugliesi, ma si ha lo stesso genere di soddisfazione del comune
di Salice d’Ulzio, comune denuclearizzato, a 100 km dalla centrale nucleare francese.
Sono belle soddisfazioni nascondere la polvere sotto il tappeto.

Per chi non e’ molto paziente minuto 7:23

Beh, all’epoca c’era molto nichilismo.

Mi piace immaginare che Pippi Calzelunghe avrebbe invece risposto:

“Io sono pronta a VIVERE…..ma non di noia.”

Crisi politica italiana e contesto storico.

Di Massimo Chiucchiu’

La crisi politica che ha investito il nostro paese rappresenta, non essendo ne’ la prima ne l’ultima possibile del mondo occidentale evoluto e affluente, rappresenta dunque l’utimo sbocco della crisi delle democrazie nate all’ombra del secolo breve e delle due grandi guerre mondiali.In sovrappiu’, alla crisi delle rappresentanze parlamentari europee ed americane, si accompagna la nascita di entita’ superstatali come la Comunita’ Europea che, in un paese
fragile istituzionalmente come l’Italia, fungono da volano per mettere a nudo le contraddizioni in cui si dibatte da sempre l’Italia.Se a tutto questo sommiamo il fenomeno economico paradigmatico chiamato globalizzazione, e’ chiaro che le antiche forme di democrazia appaiano fragili e lente di fronte al tumultuoso corso degli eventi che caratterizza lo scenario economico-sociale mondiale.In Italia, in particolare, il bizantinismo politico ha creato un terreno in cui le rappresentanze parlamentari hanno un forte carattere autoreferenziale, tutto volto al mantenimento dello status quo e al non risolvimento dei problemi sociali creati da loro e dalle scellerate politiche neoliberiste che oggi imperversano come linea comune delle economie di quasi tutti gli attori del teatro globale.
In questa cornice, nel nostro paese, che e’ bene rammentare essere un paese con limitata
autonomia politica dovuta agli scellerati esiti delle due guerre mondiali, si sono sempre
affrontate due tendenze politiche ben divaricate: l’impostazione neoatlantista a matrice
cristiana, ancorata ai valori delle democrazie anglosassoni declinata con i valori protestanti, inclusivi e compassionevoli, e l’altra tendenza legata alla matrice marxista e alla filosofia Continentale, con l’individuo schiacciato nelle prassi dello Stato onnipresente. Dalla coazione di queste imponenti forze ne e’ uscito uno Stato pletorico,iperburocratico,lontano ma oppressivo,inefficente per definizione,creatore di lavoro fasullo volto solo al mantenimento dell’imponente,elefantiaca macchina burocratica, in chiave di consenso elettorale.

La novita’ della crisi odierna e’ che certi ruoli standardizzati in passato, Occidente e Marxismo, burocrazia ed efficentismo, paiono mescolarsi e alle volte scambiare di ruolo, in una maionese impazzita che rende incerti gli elettori, alla costante ricerca della Nobile Figura che li possa condurre fuori dalle sabbie mobili dei tempi odierni. Parole d’ordine semplici ed efficaci,difesa del localismo, chiusura a qualsiasi novita’, fanno emergere personaggi come Trump,Putin Orban e da noi Salvini, che espletano questa esigenza degli spaventati elettori, che in quegli slogan reiterati ad libitum ritrovano quelle radici spazzate via dalla globalizzazione e dal nichilismo.
Beh, non ci voleva uno scienziato per capire che la globalizzazione avrebbe portato alle
odierne conseguenze, quando ad un tavolo si invitano tutti gli astanti, non e’ che i nuovi
arrivati si accontentano delle briciole che cadono dal tavolo. Di controcanto i marxisti come al solito scambiano lucciole per lanterne, giudicando la globalizzazione il trionfo delle masse
popolari con altri mezzi (rispetto alla rivoluzione armata e alla disinformacija).
Contenti loro, arroccati nelle dacie di Capalbio, a discettare di un mondo tutto chiuso nelle
loro teste, non rimane che riflettere sulla figura emergente di Conte Giuseppe, che da
damerino impomatato dai gesti sempre improntati a cortesia e gentilezza, si erge a custode
delle istanze del Clero Cattolico, cercando una mediazione tra populismi, popolarismi ed
elites, con l’avallo delle gerarchie Eclesiastiche piu’ nascoste e che sempre hanno mosso
gli interessi del nostro paese, al di fuori del ruolo di vassallaggio che ci compete per
inclinazione storica.