L’Umbria ritorna al centro-sinistra.

La vittoria del centro sinistra in Umbria non appariva di certo scontata, dato che le previsioni degli istituti specializzati davano sempre avanti, anche se non di molto, la coalizione di centro destra dell’ex-governatrice Tesei. La vittoria è stata rotonda, ha preso piede già dai primi spogli elettorali ed è terminata, come sappiamo, con un cospicuo vantaggio di 6 punti per la Proietti. Appare interessante lo studio fatto dall’università di Perugia e presentato dall’ex presidente di giunta Bracalente, in cui si analizzano i flussi elettorali che hanno portato a questo risultato.
Il dato eclatante emerso è l’aumento dell’astensionismo, che ha raggiunto una percentuale molto elevata, con il 50% degli elettori che non ha partecipato al voto. Il centrosinistra, guidato da Stefania Proietti, ha visto un ampio supporto da parte delle liste civiche, che hanno contribuito a un vantaggio di ben 18mila voti rispetto alla coalizione di centrodestra, dove le liste civiche non hanno funzionato come attrattori. Queste liste civiche hanno avuto un impatto decisivo. Il Partito Democratico ha visto un significativo recupero di voti, complice anche la perdita di consensi da parte di Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle , che hanno registrato cali notevoli, rapportati alle europee di pochi mesi prima. L’astensione ha colpito molto più gli elettori di destra che non quelli della sinistra, che si sono recati al seggio con maggior convinzione. Telegraficamente tra i vincitori delle regionali umbre risultano essere il Partito Democratico e le Liste Civiche di sinistra, nonchè Forza Italia e in parte la Lega che mantiene un suo zoccolo duro, anche se l’exploit delle precedenti regionali appare mitologico. I perdenti sono Fratelli d’Italia e 5stelle, con i secondi che si avvicinano al famoso prefisso telefonico. Ed anche Il sindaco di Terni Bandecchi non può certo gioire, avendo fatto un discreto exploit a Terni città (13%) ma scomparendo nel resto della regione, essendo giudicato dagli elettori umbri poco più di un comico da cabaret.
Al termine dell’analisi Il professor Bracalente ha concluso dicendo che “I partiti devono essere consapevoli dell’importanza del non voto e della capacità di attrarre nuovamente gli elettori che si sono allontanati dalla politica. Questo è un dato che avrà un grande impatto sulla politica futura in Umbria”.
L’urgenza di recuperare l’elettorato disaffezionato appare evidente nella frenetica attività della presidente Proietti, che pare vicina al traguardo per quanto riguarda il complesso puzzle delle deleghe e assessorati regionali che tengano conto del risultato elettorale ma soprattutto delle competenze di quelli che saranno gli assessori per i prossimi 5 anni.
Il modello per la composizione della giunta prevede che il Partito Democratico , che ha ottenuto il 30% dei consensi, avrà due assessori su cinque, in virtù di un accordo che include anche la presidenza del Consiglio, con il nome di Cristian Betti o Francesco De Rebotti, sindaco di Narni, come favoriti. In questo contesto, Simona Meloni, prima degli eletti e manager presso Nestlé, è in lizza per assumere la delega all’agricoltura, turismo o politiche del lavoro, mentre Tommaso Bori, segretario regionale del Pd, dovrebbe ottenere la delega alla sanità, un settore chiave per il futuro della Giunta.
La sanità, infatti, rappresenta uno degli aspetti cruciali per la campagna elettorale di Proietti, e la governatrice ha già dichiarato che intende supervisionare da vicino il settore. La gestione della sanità, che incide per l’80% sul bilancio regionale, non potrà più essere affidata a una sola persona. A tal proposito, la Proietti ha dichiarato che ci sarà una squadra di tecnici dedicata all’analisi dei conti e all’assetto dei servizi sanitari, con l’obiettivo di razionalizzare e ottimizzare le risorse. La promessa elettorale di ridurre le liste d’attesa in tre mesi è ancora centrale, e l’utilizzo di strutture private convenzionate non è più considerato un tabù.
Per quanto riguarda le altre deleghe, Thomas De Luca, portavoce del Movimento 5 Stelle e uno dei protagonisti del Patto Avanti, potrebbe assumere il ruolo di assessore all’ambiente e energia. De Luca non è ricandidato a causa dei limiti di mandato imposti dal vecchio statuto del Movimento, ma resta una figura centrale nel programma, di cui è stato uno degli estensori principali. Anche il giornalista Fabrizio Ricci, ex responsabile dell’ufficio stampa della Cgil, dovrebbe ottenere un ruolo importante nell’ambito sociale, in virtù dell’esito favorevole della lista Avs. Altri nomi in gioco sono quelli di Fabio Barcaioli, segretario di Sinistra Italiana ed esperto in agronomia, e Federico Santi, ingegnere e secondo degli eletti per la stessa lista. La lista Umbria Domani, rappresentata dalla consigliera Bianca Maria Tagliaferri, preside, potrebbe anch’essa proporre un esterno per l’incarico. L’organizzazione interna della giunta prevede inoltre che Anna Mossuto, portavoce e consigliera politica di Proietti, possa essere nominata capo di gabinetto, o comunque ricoprire un ruolo di vertice in un eventuale riassetto degli uffici. La Mossuto è considerata una delle figure chiave all’interno dello staff della governatrice, un “Richelieu” del Palazzo che avrà un ruolo cruciale nella gestione politica e amministrativa.
Se a livello locale il voto ha dissipato le nebbie riguardo i rapporti di forza politici umbri, la stessa cosa non si può dire per la sua proiezione a livello nazionale. La domanda che sorge è se il voto umbro e il successo del campo larghissimo della sinistra possa replicarsi anche alle altre regioni, di cui ben sei andranno al voto il prossimo anno, così come se possa replicarsi alle prossime ma lontane elezioni politiche (a meno di un improbabile crisi di governo non da escludere a priori viste le frizioni specialmente in politica estera tra l partiti del centro-destra.) la mia risposta è univoca, no, non credo che si possa replicare, per una serie di motivi disparati, che vanno dalla peculiare caratteristica dell’elettorato umbro, con il rilevante ruolo assunto dalle liste civiche, alla crisi che attanaglia una delle gambe del rassemblement di sinistra, cioè il movimento
5stelle, alle prese tra crescita e dissoluzione, e che all’ultima assemblea costitutiva ha tagliato la funzione del garante ed introdotto la fine del vincolo del doppio mandato, che rappresenta forse l’ultimo tassello per trasformarli da movimento in partito, e per questo non più distinguibile dalle altre offerte sul mercato politico. La trasformazione è completata, ma è una trasformazione che gli fa mettere la stessa divisa delle altre formazioni , giacca e cravatta oppure maglioncino che sia. Ritengo che molti dell’elettorato m5s andranno ad ingrossare le fila degli astensionisti. La Schlein non dovrebbe essere così euforica per il risultato umbro, anche se ha avuto il merito di puntellare il suo ruolo di segretaria del PD, dovrebbe fare un bagno di umiltà e contare poco su questa formula molto locale, anche perchè a livello nazionale i 5stelle hanno già detto che faranno alleanze solo con contratto scritto e programma definito tra le parti. Roba che in Umbria proprio non si è vista, essendo nata prima la coalizione e dopo i programmi. Questo infatti porta la nuova giunta umbra e anche l’amministrazione comunale di Perugia ad avallare i progetti già messi a terra dalle precedente amministrazioni di destra, continuandone le politiche volte a privatizzare la sanità ed a moltiplicare i cantieri infrastrutturali nel territorio, grazie anche alla corposa elargizione dei fondi PNNR. Spero per loro in uno scatto di orgoglio secondo il proverbiale incipit morettiano :” ma fai qualcosa di sinistra!!”. Vedremo, segnali ce ne sono, ma è ancora presto per capire come si muoveranno i nuovi padroni del vapore umbri.

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