Di Vito Nigro
Per un amante della musica tout court rimane difficile condividere l’opinione espressa da Alex Ross, noto critico musicale che con la pubblicazione del suo scritto ” Il Resto e’ Rumore – Ascoltando il XX Secolo (ed.Bompiani) ” ha riscosso importanti riconoscimenti ma che rimane per parte mia una visione piuttosto miopica del vasto panorama dell’arte musicale. Alex Ross nel suo libro prende a paradigma della cultura musicale unicamente la musica Classica lasciando fuori aspetti dell’espressione artistica come il folk popolare, la canzone napoletana o la pizzica salentina per non dire della musica afro-americana. Il resto e’ rumore appunto, non meritevole di ascolto. Che poi John Cage si sia esibito facendo ascoltare una pietra che rotola legata e tirata da una corda o seduto al pianoforte con lo spartito aperto ad eseguire la partitura in tre movimenti 4’33” cioe’ la durata del pezzo in cui non una nota viene eseguita e si ascolta e ci si ascolta in sala e sul palco solo i suoni dell’ambiente e del pubblico e’ qualcosa che ad Alex Ross deve essergli sfuggito.
Due artisti che di rumore ne hanno fatto tanto in senso buono intendo sono l’indimenticabile Frank Zappa ( Baltimora 1940 – Hollywood 1993) e Bob Dylan.
La musica senza le parole non ha significato dice Dylan, eppure Allen Ginsberg leggeva e declamava i testi delle sue canzoni nei sotterranei del Greenwich Village come fossero componimenti poetici.
I testi delle canzoni di Dylan possono leggersi come poesie ma poi vanno ascoltate cantate per quello che sono.
Dylan a conclusione del suo discorso di accettazione del premio Nobel nel 2016 per la Letteratura ha detto:
” Questo e’ quello che sono le canzoni.
Le nostre canzoni sono vive nella terra dei vivi. Ma le canzoni non sono
letteratura. Sono pensate per essere cantate, non lette.
Le parole delle commedie di Shakespeare sono state pensate per essere recitate sul palcoscenico. Proprio come le parole delle canzoni devono essere cantate, non lette.
Cito da Luca Grossi ” L’ Inferno di Bob Dylan ” ed Arcana. Il dialogo con Dante nell’opera del Bardo di Duluth.
Potrebbe apparire un eccesso accostare la Divina Commedia all’opera di Dylan ma leggendo le argomentazioni di Luca Grossi non si puo’ non convenire e rimanerne sconcertati allo stesso tempo.
La grandezza di un artista come Dylan e’ incontestabile, rimane tale la si apprezzi o no.
La stessa canzone ” A Hard Rain A Gonna Fall ” e’ un capolavoro di letteratura che Alessandro Portelli nel suo breve saggio ” Bob Dylan, Pioggia e Veleno ” ed. Saggine, analizza rivelandoci aspetti inusitati. E’ noto che durante la cerimonia dell’assegnazione a Dylan del premio Nobel la canzone che Patty Smith porto’ sul palco visibilmente commossa fu proprio A Hard Rain’s Gonna Fall , ma meno noto e’ che l’origine di questa canzone ha una antichissima tradizione orale; nasce nel Veronese italiano del ‘600 come il ” Testamento dell’Avvelenato “
e poi passata nel mondo anglosassone come testo di ” Lord Randal ” ed infine giunge in America dove e’ Dylan a vestirla di nuovo vigore e splendore facendone uno dei suoi cavalli di battaglia.
Si puo’ concordare con Jean Paul Sartre quando si chiede che cos’e’ la letteratura ma di sicuro possiamo replicare che …la risposta soffia nel vento.
Fin dall’inizio della sua attivita’ Robert Zimmerman, in arte Bob Dylan, ha rifiutato di appartenere, di essere racchiuso in degli schemi; scandalizzo il suo pubblico quando lascio’ l’acustica per l’elettrico.
Non partecipo’ a Woodstock in quei giorni che faranno storia per non essere Leader, il capo portavoce di un popolo, la Beat Generation, il mondo della Pace e Amore libero.
A Woodstock il sistema aveva organizzato un bel campo recintato con cucine e infermerie, dove per tre giorni ci si poteva illudere di essere padroni di se stessi e delle proprie idee.
Nemmeno Frank Vincent Zappa prendera’ parte a quella manifestazione divenuta il simbolo di un’epoca, il movimento giovanile gia’ iniziato con il ’68 studentesco.
L’ italo-americano Zappa, compositore chitarrista, prendera’ invece parte all’evento piu’ radicale dell’epoca, per gli sviluppi musicali che seguirono e che si svolse ad Amougies in Francia, dove Zappa si merito’ l’ingaggio come guest guitarrist, come maestro delle ceriminie ed avendo da poco sciolto il proprio gruppo delle Mothers of Invention era in cerca della strada da percorrere e per l’occasione ebbe modo di accompagnarsi ai piu’ variegati gruppi pop rock folk jazz; memorabile la sua collaborazione con i Pink Floyd.
La musica di Frank Zappa non si puo’ definire in alcun modo.
Lo stesso Pierre Boulez interprete e direttore di orchestra si chiedeva quale grande fatica dovesse essere stare con un piede in due scarpe come per Zappa tra la pop music e la classic music.
In realta’ la composizione di musica classica e’ stato il punto di arrivo di tutta l’ opera di F.Zappa.
Come Dylan ha avuto il suo nume tutelare in Woody Guthrie , Frank Zappa lo ebbe in Eldgar Varese, compositore tra i grandi del ‘ 900 che Zappa ascolto’ occasionalmente da un trasmissione radiofonica rimandone per cosi dire folgorato tanto gli piacquero quelle sonorita’ e soprattutto la struttura ritmica, la sezione delle percussioni; tant’e’ che con la sua prima paghetta ricevuta dai genitori corre a comprarsi un disco del maestro Varese e dopo innumerevoli ascolti maturo’ l’idea e realizzo di telefonargli presentando se stesso giovanetto interessato alla musica di Eldgar, congratulandosi per l’affascinante scrittura musicale e chiedendogli un incontro. Si dice che E.Varese non riaggancio’ in malo modo il telefono ma che con piacere avrebbe volentieri fatto la sua conoscenza ricevendolo in casa propria. Il resto e’ leggenda.
Non e’ leggenda invece la scoperta nel 1980 di un Asteroide della fascia principale, asteroide 3834 che e’ stato ribattezzato 3834 ZappaFrank.
Quasi un Nobel.