Di Roberto Fioroni
Ormai quando si parla di arte moderna non ha più molto senso fare una distinzione tra arte antica e moderna, è infatti difficile tracciare una linea di separazione tra arte moderna e antica oggi così come nel passato; nel 1500 Tiziano Vecellio era moderno, anche Giotto o Caravaggio erano moderni per la loro epoca. Picasso è stato moderno per l’epoca contemporanea. Non possiamo dunque formalizzarci sulle parole altrimenti rischiamo di negare una validità artistica ad artisti che erano allora fuori tempo, talvolta eretici nella misura in cui le eresie non sono altro che verità anzitempo, e ancora oggi hanno però qualcosa da dirci; in genere gli artisti del passato non hanno confini né di epoca né di età, sono capaci di esprimersi in maniera perfettamente coerente ai propri pensieri. Questi artisti sono considerati moderni per noi, e forse è giusto dire che moderno è tutto ciò che risponde al nostro modo di sentire e di vivere. In questo mondo spirituale un esponente tipico è Picasso, che proprio per le accanite discussioni suscitate ha dimostrato di non lasciare indifferente il pubblico, anzi di saper dare un volto a tutti i dubbi, le angosce, le illusioni e delusioni che fermentano nell’uomo contemporaneo; è infatti l’uomo al centro dell’interesse artistico oggi, un uomo scosso dalle paure, incerto o scettico di fronte agli ideali e valori del passato, più ricco di conoscenze ma anche di sofferenze; ed è proprio in questo variare tormentato dalle nuove esperienze dell’uomo che l’artista cerca la fonte della sua ispirazione e il modo di esprimere le sue sensazioni. Dunque i ritratti di re, papi o personaggi oppure scene bibliche non sono più interessanti per l’artista. Una volta l’artista si poneva maggiormente dei problemi formali, voleva riprodurre la realtà con la maggiore esattezza possibile, anche se oggi è rimasta comunque la corrente dell’iperrealismo, come una bella copia del modello; però anche nel passato i veri artisti si distinguevano per la vitalità, la psicologia, la spiritualità che sapevano trasferire nell’opera, ad esempio la Gioconda di Leonardo; oggi l’artista non tende alla riproduzione della bellezza esteriore, ma al mondo spirituale dell’uomo; cioè l’artista, coerente col nostro tempo improntato alla critica, al cambiamento di ideali e valori, al centro di una realtà scossa da mutamenti, quasi per reagire all’inquietudine della vita, cerca sempre più dentro alla propria spiritualità. In questa ricerca è spesso assillato da problemi che sente di non poter sempre risolvere con immagini di fantasia, o immagini tradizionali, e cerca elementi più complessi. Di conseguenza in pittura si hanno linee, segni, macchie di colore; anche in scultura possono esserci contorte composizioni in metallo o di altri materiali più disparati; in tutti i casi si hanno opere che, con la loro intima realtà non rappresentano un reale visivo tradizionale. Rispetto al passato si può dire che si siano rovesciati i valori, dato che l’artista oggi si interessa al complesso dei pensieri, delle sensazioni, delle impressioni e la maniera in cui questo mondo psicologico riesce a suscitare la sua ispirazione. Un pittore che voglia riprodurre l’effetto di luce di un pomeriggio d’estate in campagna non può renderlo con un disegno e linee tradizionali perché il mezzo tecnico, pur nella sua perfezione, non può esprimere l’emozione provata, allora questa si esprime nei modi più diversi che variano da un individuo all’altro, poiché ciascuno ha le sue sensazioni; in questo la pittura astratta cerca una sua manifestazione. Rimane spesso la soggettività della rappresentazione, perché chi guarda un quadro astratto potrà dire di non capirci nulla, è normale questa sensazione perché quell’emozione particolare non è stata provata dall’osservatore, ed è certamente diversa da quella provata dall’artista. In certi casi si può dire che l’astrattismo esprime anche l’incomunicabilità, però ci sono anche artisti dotati di un ricco mondo spirituale e di una capacità comunicativa tale da trasmettere le proprie impressioni ad animi altrettanto sensibili. Potremmo dire che l’opera d’arte è riservata al proprio autore; questa considerazione è valida per oggi ma anche per le grandi opere del passato; chi può dire di avere compreso del tutto il mistero della Gioconda? Probabilmente c’è un significato che ci sfugge e che Leonardo conosce. In questo anche la Gioconda è, in parte, una figura astratta. La pittura moderna cerca di astrarsi dalla realtà esterna e cerca di esprimere le emozioni eliminando ogni traccia di corporeità. Noi, come osservatori, quando siamo davanti a una macchia informe di colore, a un geometrico disporsi di segni, a una non immagine dovremmo sforzarci di sentire la bellezza anche se non capiamo la ragione di essa; e forse è questo senso di mistero a conquistarci; questo sguardo gettato in una profondità che subito ridiventa impenetrabile. Personalmente accetto tutto dell’arte moderna, credo senza avere pregiudizi, solo una cosa è irrinunciabile e inderogabile: è fondamentale che rimanga ETICA anche quando giunge alle sue più estreme e provocatorie manifestazioni; in epoca moderna l’arte ha usato qualsiasi materiale, dalla merda agli schizzi di sangue, agli avanzi di cibo, al grasso dei prodotti dei supermercati dell’epoca comunista; le performance hanno perfino esposto un ragazzo down alla Biennale di Venezia, in quel caso Pasolini disse che rappresentava il nulla e che era una mostruosità nata dalla sottocultura. Direi che in nessun caso si può usare l’uomo come oggetto, in questo intendo che l’arte deve rimanere etica, ma vado oltre: ormai l’arte deve confrontarsi soprattutto con l’ecologia e allora nemmeno nessun animale o pianta può essere usata come oggetto.
Nel panorama artistico attuale sono numerosi gli artisti che operano con etica e sensibilità ambientale; tra questi amo particolarmente Ai Weiwei, il figlio del grande poeta cinese Ai Qing. Alla fine degli anni 50 Ai Qing è esiliato per motivi politici, con la famiglia, in una grotta di uno sperduto villaggio del deserto del Gobi; il poeta viene umiliato con l’incarico di pulire le latrine del paese. L’immagine straziante di Ai Qing, resta viva nella memoria del figlio artista, il quale ricorda la serena e coraggiosa accettazione da parte del padre e l’etica con la quale egli svolgeva dignitosamente, direi confucianamente, quel degradante incarico. Il pensiero artistico e l’attività politica sono legati indissolubilmente in Ai Weiwei, le sue opere recuperano i materiali dei templi distrutti in Cina, sono la denuncia delle speculazioni edilizie che nel Sichuan provocano la morte di migliaia di persone a seguito del terremoto; a Palazzo Strozzi espone i ritratti fatti di mattoncini Lego di personaggi detenuti, esiliati o giustiziati nella storia di Firenze. Viene arrestato varie volte e nel 2015 riceve da Amnesty International il riconoscimento di Ambassador of Conscience. Ai Weiwei non è semplicemente una delle tante star del sistema dell’arte contemporaneo, e non è nemmeno un attivista rivolto ai problemi della modernità e dell’Umanità, ma è un libero pensatore che dimostra di dare all’arte un importantissimo ruolo sociale e politico, nel senso più nobile del termine.
( per la prima parte mi sono riferito soprattutto ad un articolo di Giuliano Valeriani, che non conosco ma che ringrazio sentitamente )